Al settimo cielo

Non so se avete presente il telefilm Settimo Cielo, quello che c’è il padre pastore, una mamma casalinga, sei figli, il cane, gli amici, le villette americane e tanti tanti tanti problemi sociali prontamente risolti grazie alla fede in Dio e nella humanae gens. Ora, i Camden hanno tre figlie femmine, Mary, Lucy e Ruthie, mi seguite? Solo che nelle ultime serie la primogenita è sparita, capite, completamente cancellata, nada, nisba. Se vi è un acceno, una menzione a lei è per ricordare i guai che ha combinato e che combina, a mo’ di giustificazione per il suo mancato coinvolgimento nella vita della famiglia.

Quando ne parlano, i suoi hanno una particolare distrutta espressione sulla faccia che dice, chiaramente : “ecco perchè l’abbiamo allontanata invece di riportarla sulla retta via. La sua non è sfortuna, è una scelta di vita”. Altre volte la sua figura è usata come monito: Papà Camden guarda dritto in camera e rimprovera il biondo figlio con una luce omicida negli occhi: “se continui così fai la fine di Mary. Di te si ricorderanno solo gli aficionados”

Stamattina, leggendo questo articolo sul nazionale di E Polis, ho avuto la netta sensazione che nello scenario politico italiano, i precari abbiano subito lo stesso destino di Mary Camden: da un lato pochissime menzioni a ricordare più che altro i guai e i sacrifici che ci sono da fare. Dall’altro, il nulla condito dall’insito maligno pensiero che la precarietà sia una scelta e una possibilità, un’alternativa quasi plausibile, o ancora, una terza via tra l’occupazione e la disoccupazione: i contratti a scadenza, come gli yogurt. Se tanto mi dà tanto resta una sola strada per tutti noi esseri flessibili: recuperare il rapporto con nostro marito, laurearci e chiedere perdono alla nostra famiglia.

Commenti

  1. Mon petit amour, però Il Giornale è subdolo – direi quasi per definizione – se partendo dal bacchettare giustamente una trovata fasulla di Uolter vuole arrivare addirittura a sostenere che i precari non esistono, che sono un’invenzione del centro sinistra. Perché io quello ci leggo.

    E’ un mio limite, Il Giornale proprio non lo posso tollerare.

    O.T.: hai perfettamente ragione, il link sai quante volte è che mi son detto “ah, già, lo devo cambiare” e poi m’è passato di mente…

  2. @ciro: vota anche tu per Marylin Monroe.

    @reo: concordo appieno sull’ambiguità del giornale. E sì, io mi batto per il riconoscimento dell’inesistenza del precariato. Per quello che ho visto, infatti, il precariato può anche chiamarsi sfruttamento.

  3. Il caso Mary Camden applicato al precariato…Wow!
    Anche io ho avuto la sensazione che i vari leader di partito si vergognino dei precari, un po’ come quando Padoa Schioppa parlò dei bamboccioni, no?

  4. Cara valeria ma la signorina qui ten ‘e ppall cubiche.
    Approposito di Valerie, c’è un bel pezzo di Valeria Parrella su Repubblica di oggi, tutto dedicato ad Annamaria Ortese

  5. @valeria: gurda il nuovo post!

    @ciro: grazie per le palle cubiche… lo prendo per complimento!

    @reo: ma no, reo! tutti sono bravi ragazzi che hanno lavorato tantissimo per conquistare un briciolo, un briciolo dico, di contratto a tempo indeterminato!

    @anonimo: uffa, anche io sono contraria ai link. è colpa del boss che mi educa all’ipertesto!