Per Natale non so se regalarmi o relegarmi.

Il mio ginocchio (destro questa volta, a sovvertire la regola che se qualcosa non funziona nel mio corpo sta a sinistra), il mio ginocchio, dicevo, ha fatto un semigiro su se stesso: ho gridato, i lacrimoni mi sono saliti agli occhi, mi sono buttata sul letto come un cencio. Lì ho pianto come un vitello: stesso lamento sommesso mentre il mio salvatore mi spalmava di artrosilene e ghiaccio e minacciava di portarmi al pronto soccorso del Loreto Mare.

All’ospedale di domenica io non ci vado!
Sì che ci vai, ti porto io!
Dovrai farlo contro la mia volontà!
Fammi vedere cosa ti sei fatta. Oh cazzo, adesso mi sento male anch’io!
Non puoi! Questo è il mio turno di stare male!

Ho vinto io. E da sotto un plaid blu dell’Ikea, con la gamba alzata da cuscini vari, adesso vi scrivo. E vi racconto di questa settimana prima di Natale. Vi racconto delle indagini a tappeto che si stanno svolgendo per sapere cosa voglio in regalo:

Correlativo1: Ciao Raffa, che fai? Come stai?
Raffa: Tutto bene, sto scrivendo. A te? Sei andato a lavoro?
C1: Si si. Chi c’è lì con te?
Raffa: C’è il Correlativo2.
C1: Uh. Passamelo.
Correlativo2: Ciao C1.
C1: Ciao C2. Ascolta, non far sentire a Raffa, ma tu hai idea di cosa vuole per Natale? Perché io avevo pensato a …
C2: Ehm. Veramente Raffa è qui (e l’audio di questo telefono è talmente tanto alto che possiamo dire di stare in vivavoce)

Vorrei dire ai correlativi di non darsi pena. Insomma: perché chiedere cosa voglio per Natale? Ad un altro, poi! Chi sono, una ragazzina che si ferma al lato commerciale della festività? Alla mera emozione della sorpresa sotto l’albero? Quale assurdità! Chiedete direttamente a me, no?

Cose che mi renderebbero una persona nuova e il cui influsso positivo sarebbe tanto importante nella mia vita da non esaurirsi il 27 dicembre assieme alle rimanenze del panettone (lista che mi riservo di modificare fino a giovedì 23 dicembre h:16,00)

– un mega ordine da Elf;
– un buono per la riparazione del mio computer bianco, che sono almeno sei mesi che non riesco ad accenderlo e ci soffro parecchio, essendo che sopra ci stanno almeno 30 pagine della cosa nuova che sto scrivendo (e che no, non ho salvato da nessun’altra parte, nemmeno su google docs).
– l’abbonamento a D di Repubblica: la mia settimana comincia di sabato, con la rubrica delle domande;
– una pistola a pallini;
– abbonamento di sedute mensili al nail bar che sta dietro piazza Carità;
– un buono da Zara, dove comprerei sicuro questi;
– l’aiuto economico per l’acquisto di un paio di stivaletti da signorina rottermeier è sempre bene accetto, anche perché penso che il giorno che i miei piedini calzeranno di nuovo un paio di tacchi dovrà valerne la pena, o perlomeno, la pena dovrà essere commisurata alla bellezza;
– uh, se mi regalate anche un bel libro non è che mi rifiuto, solo che io ho sempre i gusti del cazzo che mi hanno fatto amare tutto De Silva tranne l’avvocato Malinconico (che, ovviamente, diciamolo in coro: è quello che ha venduto di più);
– regalatemi anche: sedute intensive da Maria la parrucchiera che non mi vede dai tempi della laurea, un abbonamento in palestra, un paio di cuffie che non facciano schrhrhwap appena mi muovo un poco, un emmepitré sistemato in cui possa inserire varie playlist da adattare al mio umore tanto variabile che continuo a caricare canzoni allegre che mi rendono nervosa quando sono triste e canzoni tristi che mi rendono vulnerabile quando sono allegra;

Poi abbiamo i regali regali, quelli SERI:
– due killer slavi;
– il cappottino beige di Zara che non è proprio questo qua ma ci assomiglia molto, insomma così ma un po’ più avvitato, insomma perfetto (taglia M grazie, color cammello).

E adesso che ho dato sfoggio del mio essere ragazza pratica, eccomi nelle vesti di ragazza altruista. Dovete sapere che a me piace fare i regali, anzi, di solito una cosa che adoro fare è imbarazzare la gente con i regali così capiamo subito con chi abbiamo a che fare (voi con me, io con voi).

Cose che vi regalerei se potessi ma il caso ha voluto che io mi ritrovassi in tasca euro 5.50 (e poi Natale è tutti i giorni, voglio dire: non sarete tanto jomarchiani da pensare che se non ci sono regali non è festa, vero? Vero?)

– un bel libro, strano, semisconosciuto, qualcosa che non trovate sul secondo scaffale di Feltrinelli, insomma (non vi sembra che le librerie assomiglino sempre di più a supermercati? Non vi pare che accanto al nuovo di De Carlo ci potrebbe star benissimo una scatoletta di tonno?);
– Anzi, perché regalarvi un libro, io vi regalerei (e mi farei anche regalare) lo scrittore intero;
– E il cd di Patrizia Laquidara che è l’unica musica che mi sta sempre bene e con la quale arrivo in tempo ad ogni appuntamento;
– E un biglietto per vedere al cinema “Rcl“, il film di Paolo Rossi da un’idea di Alessandro di Rienzo.  E mi prenoterei per la primavera con “Scripta”, il primo libro di Giuseppe Manzo. Vi regalerei anche una copia di  “Quinto: non uccidere”, il fumetto di Francesco Amodeo, una proiezione del documentario “Non è un paese per neri” del suddetto, di Luca Romano, Mario Leombruno, Armando Andria. Vi regalerei una bella chiacchierata con Sandro Di Domenico sul suo lavoro con AfroNapoli United e una con Beniamino Daniele sul suo “La polvere e il vuoto”. Insomma, metterei sotto il vostro albero le cose belle e nascoste che ho visto negli ultimi due mesi e che mi hanno fatto confidare nel fatto che il mondo non assomigli tale e quale ad una canzone depressiva di Claudio Baglioni.

E’ vero: le persone di cui parlo, di conseguenza, mi regalerebbero un bicchiere in piazza Bellini (Francesco Amodeo mi ha promesso anche delle copie di Dipartimento Esp ad esser precisi ) ma questa è un’altra storia che vi racconto appena il ginocchio la smette di farmi un male porco.

Commenti

  1. mi spieghi dove sta questo nailbar? Ma si vede dalla strada? Ci voglio andare! Cmq io il cappotto cammello l’ho preso da mango. Costa 110 ed é molto bellino e avvitato

  2. allora, hai presente dove sta la caserma pastrengo? ecco. devi passarci davanti e in quella che google maps chiama via tommaso caravita ci sta questo nail bar. il cappottino da mango ha la cinta? perché io lo voglio con la cinta e senza bottoni.