Guida di Napoli con i tacchi

Cose e strade da evitare se non volete replicare la nota hit dei Cugini di Campagna e precisamente il verso che fa “andava a piedi nudi per la strada”

Tu, amica, ragazza, donna. Ma anche tu, amico, ragazzo, uomo.

Vi vedo, rispettivamente smadonnare, tu amica perché hai sconocchiato su via Roma e il tuo bellissimo paio di tacco 12 si è incastrato tra due lastroni, e tu, amico, perché la tua ragazza ha sconocchiato su via Roma, il tacco si è incastrato e via dicendo, e poi, che cazzo se li mette a fare i tacchi che lo sa che le strade fanno schifo, e comunque anche quando non sconocchia cammina come Daisy di A spasso con Daisy, solo che tu non sei Morgan Freeman.

Amica, amico, vi capisco.
Non sentitevi in dovere di spiegare che lo sapete, che a Napoli ci sono tante questioni più importanti, le buche, gli autobus, i tram. É ora di dirlo chiaramente: proprio perché ci sono le buche e gli autobus, i tram e quant’altro, latitano, la questione della camminata su tacco è di vitale importanza e ci riguarda tutti. Riguarda me, personalmente, perché ho 3 paia 3 di scarpe che a meno che non mi trasferisca a Berlino, non metterò mai se non voglio rischiare la morte, e non possiedo, purtroppo, la capacità di rassegnarmi alle espadrillas o a quei sandali a mezzo tacco che farebbero sembrare una suora laica anche Shakira.

Non è un problema femminile e basta e tu, amico, ragazzo, uomo, se non mi credi, ricorda che Shakira, senza tacchi, è alta un metro e cinquantasette (e questi sono i tacchi che portava quando era incinta). Ma procediamo con calma ed esaminiamo gli esemplari a mia disposizione:

Paio di sandali Renato Balestra con plateau e tacco tipo cubano – Scarpe nere e perfette, regalo della mia migliore amica che oggi vive in Emilia Romagna. No, non aveva dimenticato cosa significasse vivere – e camminare – a Napoli, ma sapete, lei non me le ha semplicemente regalate, lei mi ha portato in un megastore, mi ha fatto scegliere quelle che preferivo, io ho preso tre paia di papabili ad ascendere con me su via Foria, e poi abbiamo fatto le prove tecniche della loro tenuta su strada come si fa con le gomme delle auto da corsa, solo che noi correvamo per il negozio. Comunque, abbiamo provato la frenata, il salto, la corsa appresso al tram, e le Renato Balestra hanno tenuto testa a tutte le altre scarpe. Ovviamente, quella era una prova in potenza, miseramente fallita il giorno che ho provato a indossare le suddette per andare alla prima di un documentario (leggi :ho sconocchiato su via San Biagio dei Librai e ho passato la serata a pensare seriamente di replicare la nota hit dei Cugini di Campagna, Anima Mia, e precisamente il verso che fa “andava a piedi nudi per la strada”)

Paio di boh, non so come chiamarle, se sandali o décolleté , l’importante è che sono bellissime, Zara tacco 12 (quelle della foto, per capirci)   – Le scarpe di Zara meriterebbero un post a parte perché su di me hanno il fascino che avevano certi uomini, ovvero più mi piacevano e più mi facevano del male (e anche in questo caso l’equazione è nettamente a vantaggio di Zara, perché Zara al massimo ti fa male ai piedi, mentre gli uomini ti fanno male al fegato). Avevo scarpe di Zara il giorno della mia laurea, ad esempio, e sono sicura che se sono riuscita a non perdere la calma e dire esattamente quello che dovevo dire e fare esattamente quello che volevo fare non è stato perché avevo raggiunto la pace e la calma dei monaci tibetani, ma perché avevo una trappola cinese ai piedi che mi consentiva di formulare un solo pensiero, e cioè: “vediamo di fare ampress ampress che mi devo togliere ‘ste cose sennò si ferma la circolazione e muoio”. Adesso, non contenta di questa esperienza mirabile, io ho comprato un altro paio di Zara Shoes. Sono rosa, ma hanno inserti di pelle nera e di camoscio. Di pelle nera e di camoscio! E sono rosa! Rosa cipria! Cioè, non è che le ho comprate: erano mie per elezione. Il problema, perché c’è un problema, purtroppo, è che non sono mai riuscita a metterle. Io mi vesto, mi preparo, mi lego il cinturino alla caviglia, poi mi prende il pensiero che non so se è meglio legarlo stretto il cinturino e fare del tacco 12 una specie di appendice interiorizzata o legarlo largo, così se cado me le possono sfilare subito dal piede mentre mi aiutano a rimettermi su. Presa da questi pensieri di solito faccio tardi. E di solito quando una fa tardi ad un appuntamento e cose così, i tacchi non sono proprio l’ideale perché non camminereste lente e compassate ancheggiando meravigliosamente, ma finireste al Pronto Soccorso appena proverete ad accelerare il passo (e quendi fate prima a chiamare il tizio che dovete vedere e dirgli di raggiungervi lì).

Décolleté stupende tacco 10 color vino, comprate da Le fate scalze –  Il problema dell’acquisto da Le fate scalze nasce dopo che avete indossato l’acquisto, e cioè quando siete persuase di aver capito perché il negozio si chiama così. Le loro scarpe sono bellissime. Io ho delle difficoltà a passare davanti alla loro vetrina e non fermarmi. Ma. Ma purtroppo, le scarpe con il tacco anche in questo caso non reggono alla vita cittadina, almeno nella mia esperienza e non importa quanto sono belle e se posso giocare a vestirmi alla parigina o no. Conta che l’unica volta che le ho messe ho preso una storta memorabile a via Santa Lucia, le dita dei miei piedi hanno perso completamente sensibilità e, incapace di intendere e di volere, ho comprato un paio di boot al primo negozio utile.  

C’è una distorsione cognitiva in psicologia che si chiama “pensiero magico”. I soggetti che ne soffrono risultano impermeabili all’esperienza. Più o meno come me in fatto di scarpe, insomma. Ora, per quanto io sia  convinta nello stesso momento che Napoli non è la città migliore per camminare sui tacchi e che i tacchi sono bellissimi, ecco alcune cose che ho imparato: 

  1. Se vivete e camminate a Napoli, toglietevi dalla testa di mettere qualsiasi tipo di scarpa con il plateau. La pianta dei piedi vi serve. Di vitale utilità nell’attraversamento di sanpietrini, lastroni malfermi e quando dovete schivare un motorino o una saponarola o l’acqua del pescivendolo che sta sotto il porticato dei Tribunali, la pianta dei piedi è una base sicura che deve essere in grado di darvi stabilità. Con il plateau andate ‘a ruoteco, non illudetevi. Provate pure a mettere un tacco, cioè, sfidate la sorte, ma mai, e dico mai, il plateau. 
  2. Assieme alle scarpe bellissime comprate anche una borsa bellissima e capiente in cui nasconderete delle ballerine ripiegabili.  Cinque metri prima del luogo in cui avete appuntamento, vi fermate in un bar, chiedete un caffé, e poi usate il bagno per cambiarvi le scarpe. Per cinque metri circa dovreste reggere. E comunque: i tacchi non è che non li potete mettere, è che li dovreste relegare a situazioni in cui vi potete permettere di stare sedute per buona parte del tempo quindi va bene l’apertivo, va bene la cena, va bene la laurea e via dicendo. Cose e zone da evitare sono: il giro sul lungomare liberato, la passeggiata a Chiaia, la passeggiata a via Roma, oddio, la passeggiata in generale. 
  3. “La gente si rassegna al mal di piedi, ma la vita ha in serbo di meglio”. Questa frase viene da uno dei miei film feticcio, ovvero “Me and You and Everyone We Know” di Miranda July e rappresenta una legge fondamentale che devo ricordarmi di tenere a mente per bene. Non so perché ma continuo a sostituire la parola “vita” con “il  prossimo negozio di scarpe”. 
  4. Quando il vostro gruppo di amici vi propone di far qualcosa la sera, tipo andare a ballare, dite la verità. Prendete spunto dalla musica e non accampate scuse. Siate sincere e ammettete:  “Con queste scarpe? Non sopravviverei!” 

Commenti

  1. Meraviglioso questo post!
    sarà che sono della provincia di napoli e la situazione strade è la stessa, i miei piedi ormai sono rassegnati ad essere quelli di una suora laica :D