Categoriasanta precaria

Io vi amo, vi amo ma vi odio però, vi amo tutti

Parto e torno lunedì. O anche martedì. Sono in una specie di mood dei Baustelle quindi sono molto ironica, ribelle, nostalgica e mi muovo a tempo. Per intonarmi meglio all’atmosfera mi sto truccando gli occhi solo di nero. Bene. Fatemi gli auguri (per i baustelle, il trucco e pure per il festival). (Qui sotto la locandina realizzata da Alice Banfi; se ci cliccate su vedrete il programma della manifestazione)

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 pppp

Buonanotte amici della notte

Due piccole informazioni:

– gli anni 80 rivivono in me;

– il mio libro esce all’incirca il 15 giugno. Qui trovate la scheda e questa è la copertina;

 

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Ed ora veniamo a noi. Ieri ho visto Gomorra, che mi è piaciuto e ha pure una bella fotografia, motivi per cui mi sento di dire che sì, vale la pena di andare a vederlo. Vale la pena di vedere questo film anche per un altra ragione: guardare a una distanza ravvicinata e ingigantita una certa parte della città. E non intendo quella sullo schermo. Intendo quella in sala. Gli spettatori ridono alla scene in cui a me vengono i lacrimoni, si alzano e vanno al cesso nelle scene clou, amoreggiano con la fidanzata e mangiano il popcorn e le patatine senza alcuna sosta per tutte le due ore quasi e mezza di proiezione, pure quando si parla di munnezza e rifiuti tossici. Come se non fossero al cinema, la gente non si trattiene: le persone parlano, fanno i cuppitielli ai personaggi, ridono al loro dialetto. Ridono della normalità che a me pare di vedere sullo megaschermo, ridono alla visione della scimmietta in gabbia e a me sembrano anche loro un po’ scimmie, incapaci di riconoscersi allo specchio e provare un minimo di riconoscimento, come quando passando per via Toledo ci si vede per un momento riflessi in una delle vetrine. Loro ridono e intanto buste di plastica e succo di frutta e cocacola e popcorn e patatine. Anche qui il contrappunto musicale, come nella scene di violenza con il sottofondo neomelodico, come i vicoli pieni di monnezza e il concertone in piazza del Plebiscito, come me fuori al Kesté alle due di notte e il vecchio del primo piano che vuole dormire e cerca di mandarci tutti via buttando acqua dal balcone ma non con un secchio o con un pentolone bello pieno ma con una tazzina, una tazzina da caffé.