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Alla ricerca del codice Iban

E così dopo 15 mesi di attesa e milleuno tentativi, quest’oggi ho saputo quando sarò pagata per il mio lavoro. La risposta è: mai. Avevo questa voce stridula dall’altro capo del telefono, tipo canarino Titti scortese ma con un accetto appena appena insulare. La voce mi diceva: lei non ha ricevuto alcun pagamento perchè siamo sprovvisti del suo codice Iban. La frase era ripetuta di continuo, in una sorta di cantilena, ma senza espressione:

Siamo sprovvisti del suo codice Iban. Iban. Iban.

Non riuscivo a reagire. Il suono melodico mi aveva ipnotizzato. Nella mia testa una sola, unica domanda: che sfaccimma è ‘sto codice Iban? Una volta risolto l’arcano, da brava comunicatrice ho cercato di entrare in contatto con Titti.

Raffa: “Mi ascolti, io non ho un codice Iban perchè non ho un conto corrente”.
Titti (leggermente perplessa e infastidita): “Deve aprire un conto corrente presso uno sportello bancario e comunicarmi il suo codice Iban”.
R: “Senta mi spiego meglio. Io non ho un conto corrente perchè non ho nulla da metterci. Sono 15 mesi che non mi pagate.
T (palesemente sconvolta): lei non ha ricevuto alcun pagamento perchè siamo sprovvisti del suo codice Iban.
R: Senta, ma non potreste farmi un assegno?
T (con la voce di Marnie durante la regressione infantile): L’assegno è una forma di pagamento che non usiamo. Un mese fa un nostro incaricato alla consegna degli assegni è stato derubato a Napoli (voce rotta dal pianto). Da due settimane l’unica forma di pagamento è un versamento sul conto cottente.
R: Allora avreste dovuto pagarmi due settimane fa.
T: Due settimane fa un nostro incaricato alla consegna degli assegni è stato derubato a Napoli.

Mi pareva di avere a che fare con quei programmi che simulano il linguaggio umano. Oppure ero a telefono con Anna, l’assistente elettronica dell’Ikea.

Esco con Iggy Pop

– di ritorno da Galassia Gutemberg –

Ho visto la copertina del mio libro. E’ verde speranza e rosa acceso. Un sogno. Ho visto e abbracciato il mio editore: un sogno pure lui. Mi sono presentata allo stand di Galassia Gutemberg con la borza zeppa di volantini fatti apposta e ho rischiato la morte quando ho sentito scandire il mio nome e cognome + titolo del libro durante le varie presentazioni. Santa Precaria esce a giugno: a farle compagnia un volume su Iggy Pop, uno sul Backgammon e un romanzo di Alice Banfi.

Figure mitologiche 1 e 2. Superstagista e Wondercollaboratore

E così, mentre come al mio solito cerco lavoro pure on-line, girovagando come l’ebreo errante sui vari motori di ricerca, mi imbatto (nuovamente) nell’annuncio di un noto giornale del sud che cerca stagisti e collaboratori.  Ma definiamo al meglio le due figure richieste, figure che più che professionali mi sembrano mitologiche.

Il superstagista ha buone conoscenze informatiche e va oltre l’appicciare il computer e trovare una parola su google. No, ragazzi. Qui servono i rudimenti del linguaggio Html, non solo essere capaci di mettere il colore ai caratteri e di caricare un tema su wordpress. Per questo il superstagista studia all’università ed ha un bel diplomino e qualche corso di formazione e magari pure gli attestati dei vari seminari e dei vari laboratori fatti per completare i famigerati Cfu. La componente soprannaturale è poi indispensabile per rientrare nell’annuncio di cui sopra, ed essere accettati come superstagisti: dovrete, infatti, rendervi conto che operete in una grande realtà e in stretto rapporto (stretto per davvero, se la postazione è quella che penso io) con un TEAM (che parola internazionale, vero? Il sud che si affaccia al mondo usa queste parole, cosa credete) di esperti .

E qui escono i superpoteri, un po’ come esce l’ernia del disco ai muratori: il superstagista li maturerà (squillo di tromba) e metterà in campo quando si accorgerà che (rullo di tamburo) lo stage non è retribuito.  Ma lui non è il solo ad avere la capacità di recarsi a lavoro e svolgerlo relazionadosi al TEAM senza pensare che il TEAM è pagato e lui no e che quindi dovrà saltare il pranzo pure oggi che un panino al bar più vicino sta a due euro e 50, con il biglietto d’autobus andata e ritorno stiamo a 5, e abbiamo già sforato il budget fornito da mammà. Sul suo stesso terreno combatte anche il Wondercollaboratore, insieme per sconfiggere i cattivi e la disoccupazione e questi giovani nullafacenti del sud.

Il wondercollaboratore, infatti, crede nella realtà LEADER del sud e, soprattutto, nel giornalismo fustigatore dei tempi e depositario della verità: attrezzato con il cestiniello portato da casa e la frittatina e il termos col caffè, pasti consumati rigorosamente nascosto nel cesso per non fare una brutta figura con il TEAM che pranza fuori in fronte al mare con la pizza a 10 euro e i suonatori di mandolino (il TEAM è g-local) , pur di far sentire la sua voce, il nostro eroe si posiziona accanto al superstagista (o più probabilmente in braccio al superstagista, se la postazione è quella che penso io)  e accanto a lui si relaziona al TEAM, ma a sua differenza con le wonderorecchie riuscirà a carpire i codici segreti della comunicazione, leggi che reggono l’universo del mondo e che gli esperti si palleggiano come fanno i delfini con le palle a spicchio, tra una notizia sulla rinascita del (diciamolo in coro) SUD e l’altra. Non si perderà un attimo di questa manna caduta dal cielo carico di pioggia e così facendo svilupperà un potere che probabilmente sarà messo pienamente a frutto dagli esperti: adeguatamente pungolato, il wondercollaboratore si evolverà come l’uomo ragno, smettendo di pensare ad una minima retribuzione, figuriamoci ad un contratto.