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Il problema Ashley Wilkes

O anche: Del perché “Via col vento”, anche quando trasmesso ad libitum, è un film basilare per la comprensione delle dinamiche uomo-donna, anzi, delle dinamiche “uomo indeciso” – “donna sicura di sé che pur di onorare il suo sentire rischia di trovarsi in mezzo alla guerra civile senza rendersene conto. E senza cavalli a portata di mano”. 

Se uno non ha mai visto “Via col vento”  – cosa che andrebbe punita con la pubblica ammenda-  è facile che pensi si tratti di una palla di 4 ore sulle paturnie di una stronza rispondente al nome di Rossella che, ad un certo punto, mentre peste e carestia distruggono pressoché tutto, la mamma è morta, il papà impazzito e mancano pure i soldi per pagare le tasse, strappa le tende della casa e si fa un vestito nuovo con cui andare in città a trovare Rhett Buttler che sta in galera.

Avete ragione, questa scena è presente sul serio, ma andrebbe apprezzata per quello che è: un bellissimo esempio di economia domestica e senso pratico. Perché Rossella, prima di mettersi addosso il broccato verde, è passata attraverso la morte del primo marito, della mamma e di non so chi altro, la guerra civile, il parto della sua rivale senza aiuto di medici, il servizio in un ospedale da campo, il tragitto in carrozza più funestato della storia del Cinema e il tutto, signori, il tutto perché è innamorata di un tizio biondo slavato, secco secco, che porta il nome di Ashley – roba che se siete solo leggermente avvezzi alla moda anni Ottanta, non possono che venirvi in mente vestitini che sembrano tappezzeria del divano e profumi al muschio bianco. Capite la tragedia

Il punto è che questa somma verità viene spesso taciuta e rimpiazzata con una palla mostruosa, quella per cui Rossella sarebbe una specie di esaurita perenne che mo’ vuole il gelato e mo’ non lo vuole più, continuamente seguita anche nei più minimi passi da una Mami la cui massima topica è “Quello che giovanotti dire e quello che pensare essere due cose!”. Inutile dire che la nostra è ben altro e il suo unico difetto, se proprio dobbiamo riconoscerle una colpa, è quello di essere giovane, bella, testarda e con una certa propensione a far quadrare i conti e tenere fede alle promesse. 

Ma andiamo con ordine. Il film si apre con una mega festa in una specie di agriturismo privato chiamato “Le dodici Querce” di proprietà della famiglia del biondo slavato secco secco di cui sopra. Insomma, è come se la nostra fosse stata invitata nella villa di un giovane posillipino, insieme a tutti i parenti, gli amici e la sacra stirpe. Però Rossella non è una che si accontenta di farsi un aperitivo a gratis, no: resasi conto che il giovane posillipino potrebbe essere un po’ fridd”e chiammata, ovvero tardo di comprendiono per tutto ciò che riguarda i sentimenti, lo blocca sulle scale e gli dice “io e te dobbiamo parlare un poco”. Ashley accetta, però prima dice che ci tiene a presentarle una persona, tale Melania, dolce e timorosa fanciulla che porta un abituccio color cacca abbottonato fino alle orecchie e uno scialletto beige. Il discorso di Rossella ad Ashley – in cui lei gli dice qualcosa tipo “Ti amo” e lui risponde “Anche io, ma a te piace troppo andare alle megafeste negli agriturismi privati” termina con uno schiaffo e il lancio di una porcellana di Capodimonte. Qui il video esplicativo. Subito dopo, viene dichiarata la guerra tra Nord e Sud e ovviamente il biondino di cui sopra corre ad arruolarsi, non prima di aver chiesto in sposa Melania. A questo punto, mettetevi nei panni di Rossella: siete nel 1861, tutte belline e scollacciate in una mega villa e l’uomo di cui siete innamorate e che a suo dire vi ama, non solo sta partendo per la guerra ma vuole anche sposare una specie di cozza condita col miele perché è più gestibile di voi. L’unica cosa che vi resta da fare e cogliere al volo la prima proposta di matrimonio che trovate e sposarvi pure voi (e non ditemi che è roba del passato, conosco un sacco di donne che si sono sposate per puro scattiglio). 

Ma alla provvidenza non c’è limite e vostro marito muore nella prima battaglia disponibile: quindi siete sempre nel 1861, sempre tutte belline, ma stavolta vestite come un carro funebre. Vostra madre – una volpe, non c’è che dire – vi vede abbattute e vi dice: “Ma tu, non è che volessi andare a trovare Melania (e dunque Ashley quando viene in licenza)?”.  Voi, ovviamente, siete già sul treno. Tralasciando il fatto che vostro marito vi ha lasciato pressoché intonse, non vi mancano i pretendenti: tra tutti un cristiano capace di offrire una discreta somma per ballare con voi ad una festa di beneficenza, ma voi non ci fate proprio caso: il ballo, il regalo, il corteggiamento lo accettate pure, ma solo per gioco.  L’amore, per quanto vi riguarda, è una cosa che siete condannate a vivere in absentia: pensate ancora al giovane posillipino che non vi ha dato manco un bacio, nella vostra mente è diventato un valoroso condottiero e quando torna in licenza a Natale siete così sopraffatte dall’emozione che mentre lui sbaciucchia Melania, voi, con gli occhi tanti, non riuscite a fare altro che augurargli buone feste. 

Però. Però la mattina appresso, quando il caro ragazzo sta per tornare al fronte, vi fate un’anima e coraggio e glielo dite un’altra volta, quella cosa che lo amate tanto e che gli avete fatto anche una sciarpa a mano (tenendo anche conto del fatto che si abbini bene alla giacca che gli ha regalato la moglie, che, per inciso, non si è manco alzata a salutarlo). Glielo dite e il dolce, caro, timido Ashley sapete che vi risponde? Che solo l’onore gli impedisce di baciarvi ma che se lo amate tanto allora dovete restare dove siete, accanto a Melania che non si sente bene, perché, povera stella, è incinta. 

E voi, o meglio, Rossella, che fa? Resta accanto a Melania e appresso a Melania si fa i turni negli ospedali, poi le file per sapere chi sono i caduti e i feriti, poi un bordello epico per aiutarla a partorire senza medico, poi un viaggio per portarla in un luogo più sicuro, ovvero a Tara, casa sua. Insomma, si subisce pidocchi, mancanza di mutande pulite e di cibo e non so che altro. Addirittura arriva ad uccidere un uomo per proteggere quel poco che le resta e il tutto mentre la vostra rivale è ritenuta troppo delicata pure per alzare una carta da terra. Nelle sue condizioni chi si renderebbe conto che lo stesso cristiano che voleva ballare con voi alla festa di beneficenza è ancora nei paraggi? Che risponda al nome di Rhett Buttler, che sia innamorato, che sia sempre disponibile ma non invasivo, è una cosa che passa in secondo piano. 

Poi la guerra finisce. Ashley torna a Tara, che è sempre casa di Rossella, e si stabilisce lì con la moglie a fare discorsi filosofici sulla rava e sulla fava. E quando Rossella va a chiedergli una mano per pagare le bollette, sapete cosa le risponde? Le dice, ovviamente con molti più arzigogolamenti: soldi non ne ho, ma mo mi prendo mia moglie e me ne vado, arrivederci e grazie . È più o meno a questo punto che Rossella torna nel soggiorno e strappa le tende: il minimo, vista la situazione. 

Il problema Ashley Wilkes però continua. E continua sebbene Rossella si sposi altre due volte, la prima con tale Franco Kennedy e la seconda con Rhett: continua perché il nostro uomo d’onore e gloria e tanti delicati fiorellini continua a rimpiangere i bei tempi delle Dodici Querce e con la scusa di ricordare e tenere stretto il passato e gli aperitivi a gratis è capacissimo di farsi mettere contrattualmente a posto da Rossella che intanto ha avviato un negozio e una segheria. E nel momento topico in cui finalmente le dà un po’ di soddisfazione e la bacia, si fa pure sgamare. Non contento di ciò, quando ormai la reputazione di Rossella è compromessa più di quella di Jennifer Lawrence, lui è a casa sua a festeggiare il compleanno con tutta la famigliola e quando lei arriva, sbugiardata anche dal marito, non alza manco la testa. 

Il fatto è che solo a dieci minuti dalla fine del film il caro biondo slavato secco secco dirà un po’ come stanno le cose a questa donna che più che testarda adesso appare come sfiancata dalla sua stessa pazienza: quando Melania muore, e Rossella potrebbe essere finalmente libera di coronare il suo sogno, Ashley la guarda e le dice frignando qualcosa che suona più o meno come: “sai che c’è, cara, la verità è che tu sei proprio tosta, ma a me piacciono quelle meno toste, anzi, se devo essere più preciso, mi piacciono le inette che non sanno come cavarsela nella vita e mi fanno sentire un grande uomo, mica tu che pur di campare ti sei messa anche a mungere le vacche e hai dimostrato ampiamente che gli uomini ti sono utili solo se sanno come baciarti. A me piacciono le signore che giocano a burraco, per capirci, e comunque ricorda: sono un posillipino anche se adesso abito a San Giovanni a Teduccio”. 

La morale di questa storia è che quando volete bene a qualcuno non basta che quel qualcuno si lasci volere bene da voi e che per una forma di gentilezza o affetto indotto vi sbologni una lectio magistralis sull’ineluttabilità della vita e la dolcezza dei sogni ogni volta che lo incontrate. La pena, anche se siete toste, passate attraverso le più varie guerre e carestie, è di restare voi, una zappa e il chiaro sentore di aver fatto una serie di stronzate inenarrabili nel corso degli ultimi tempi. Con l’aggravante che persino il caro Rhett, ora che avete capito tutto, se ne infischia.