Tagrimedi

​Cose che puoi fare per vincere un’assenza

Per vincere un’assenza, puoi, ad esempio,
andare in libreria e pensare che quel tempo è ben speso, per te, solo per te,
e che non stai togliendo attenzione a nessuno ma ne stai dando:
al mondo, sperando abbia ancora qualcosa da dirti
(qualcosa che dica, sorridendo: c’è ancora tanto – altro- che puoi fare e vorrai fare, anche se ora non ti sembra).
Per vincere un’assenza, poi, una volta uscita puoi
camminare
spedita girando al largo dai bar che conosci,
leggere sulle scale mobili senza guardare
i volti di chi ti è accanto

e che son sempre stati la tua lettura preferita, a fine giornata, ché è così semplice, ti dicevi, capire chi è felice davvero quando si è tutti sullo stesso binario
e tutti pensiamo di non poter esser visti,
da nessuno di importante, comunque.
Per vincere un’assenza, non puoi chiamare la persona assente dal mondo di ovatta in cui è finito e dirgli: mi manchi;
puoi però chiamare altre persone e dir loro niente
se non “raccontami, raccontami di te”.
Puoi diventare più gentile con gli altri e più dura con te stessa, che se qualcosa ti manca forse qualche colpa ce l’hai
anche tu.

Puoi cucinare, e mettere in tavola torte e verdure ripiene e spaghetti
per dimostrare che vuoi bene a qualcuno o, più onestamente, per farti voler bene da qualcuno.
E puoi ancora:
camminare molto in direzioni che sai solo tu;
comprare biglietti d’aereo per posti lontani che non pensavi neppure.
Puoi scrivere, di sera, sul tuo cellulare, mentre guardi una partita mondiale, la tua lista personale,
chiamarla “rimedi buoni per non crollare e non chiedere niente, neppure il perché”.
E considerare che siccome i rimedi buoni vanno ad esaurirsi mano a mano che cresci e vinci assenze,
le cose che elenchi stavolta sono a prova di bomba.
Un po’ ti potrebbe spiacere, morire sana e salva lì dove t’attacchi
Ma tra le cose che puoi fare per vincere un’assenza, la prima è fingere di non sapere che ce la farai,
anche stavolta,

nessuna alternativa:
che le assenze si vincono sempre e dal dolore si impara, anche a malavoglia,
e ancora più a malavoglia si ricorda
fino a non sapere più chi è stato ad insegnarti quello che sai oggi:
rimedi, cure e tutto quello che avresti voluto non ti servisse (mai) più.