Tutti i poeti schifano Aprile. E hanno ragione.
Ho sentito l’odore del mare anche a Poggioreale o a Ponticelli, ed era identico a quello dell’estate, e no, non mi ero fumata niente. Questo è il post necessario se lo avete sentito anche voi (il mare, intendo, non il fumo). Perché abbiamo abbastanza poeti a supporto per sapere che del mese di aprile è meglio non fidarsi.
Volevo scrivere questo post da tipo due settimane, ma sono state settimane pesanti in cui la primavera sembrava una specie di clausola. Quando anche il tempo è peggiorato, però, mi sono accorta che c’aveva ragione Sylvia Plath.
E anche T.S. Eliot. E pure Sandro Penna. Andrea Zanzotto. Pure Rodari, uno che notoriamente aveva fiducia negli errori. E anche Evgenji Rejn che va bene, non sapete chi è, ma a lui si devono versi importantissimi che se uno se li tiene tipo post-it male non fa. Insomma, marzo almeno è universalmente riconosciuto come pazzo. Aprile è incerto. Dio.
Ma vediamo insieme il perché.
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