Tagvaligie

Il nuovo dei Baustelle è un tir. Contromano
Guida all’ascolto di Fantasma senza riportare grosse ferite

Premessa all’ascolto

Ai Baustelle voglio bene. Ma bene serio. Roba che sono andata girando con “La moda del lento” nelle cuffie per anni. Roba che “La malavita” che cantavano era la mia. Roba che quando ero già lontana dall’adolescenza, sono andata a vedere il tour del “Sussidiario 2010”. Roba che “Amen” lo conosco a memoria. Roba che mentre giravo per “Inutili Fuochi”, John Vignola, che avevo conosciuto due ore prima, mi disse, ok, te ti piacciono, e molto, i Baustelle, vero?

La verità è che dopo “Amen” avevo i miei seri dubbi e i “Mistici dell’occidente” non è stato un album molto amato dalla sottoscritta (non volendo ho fatto anche una citazione per cultori, ma va bene) così su questo nuovo avevo pochissime aspettative, che a deludermi quest’anno ci penserà già “Il grande Gatsby” al cinema e quindi non è proprio il caso di incasare la mano.

Il primo singolo

“La morte (non esiste più)”, mi aveva fatto seriamente chiedere se Bianconi fosse impazzito e l’album dedicato ad una dimensione altra perché ci avrei trovato un bel po’ di spiritelli della compianta Amy Winehouse (qui e qui, a confronto, i due singoli). Il video mi aveva tolto dubbi sulla loro conoscenza di Dario Argento: per darvi un’idea di come colori e atmosfere si somiglino, qui il trailer di “Profondo rosso” (c’è da dire che la regia è di Cosimo Alemà, che è bravo, a quanto ho visto gli piace Fellini e il genere horror tanto che c’è un vampiro anche in un suo video di una hit di Tiziano Ferro). Insomma, che abbiano visto “Picnick at Hanging Rock”, e probabilmente anche “American Horror story”, loro o chi per loro ha curato il packaging, mi pare chiaro. Che Bianconi possa arrecarmi un dolore, anche: l’aveva anche già fatto con quel libretto del regno animale che guardate, non voglio manco parlarne, preferisco, davvero, però Francé: la prossima volta trovati almeno un editor che non ti cambi il nome di un personaggio a metà libro, e basta scene di sesso nei bagni per pietà del Signore, fallo nei boschi, in un rettilario, in fila mentre aspetti il turno alla Coop, ma nei bagni no, è stato detto tutto del sesso nei bagni, farebbero più scalpore due che si rinchiudono nei cessi perché lei ha mal di pancia e lui deve tenerle la porta, seriamente.

Poi niente, poi è venuto venerdì sera. Bianconi riprenditi, siamo ancora qui.

Venerdì sera

Niente, venerdì sera io non ho trovato di meglio da fare che ascoltare il nuovo dei Baui mentre mettevo in valigia all’incirca tre anni di cose, scoprendo clamorosamente di non avere valigie a sufficienza per tutti e tre gli anni.

L’album è decisamente poco adatto se vi sentite vulnerabili: cioè, se state sotto per qualcosa, ecco, Fantasma è tipo tir. Contromano. Con a bordo diverse versioni di voi stessi che vi fanno ciaociao con la manina dicendovi qualcosa, qualcosa che non siete sicuri di aver capito, qualcosa di appena mormorato, che bisogna afferrare, qualcosa che suona tipo: ‘A stronzo!  Non dico niente che Bianconi non abbia ammesso già di suo, in qualche modo. Ok, non proprio in questi termini però ha dichiarato a Rockit: “Sicuramente è un disco “grosso” (allarga le mani per farci capire, NdA), è stato pensato come una cosa che si ascolta benissimo dall’inizio alla fine, però non ci impuntiamo se uno si vuole ascoltare solo un brano…” qui il resto). Io, abbastanza corazzata sul fronte emotivo, facevo le valigie e arrivata a “Diorama”, uaaah, Francesco, posso utilizzare  la prima strofa su un bigliettino da visita? 

Io che non ho giorni da sprecare/ So i dolci posti dove andare/ Andrò al parco a farmi passeggiare un po’/ Che non ho cani a cui badare / e davvero poche necessità. Email: rrf@ecceteraeccetera

o anche

Al museo di storia naturale/ Vai a fare il giro delle sale/ Sai quel che conviene visitare/ Guai a non lasciarsi ipnotizzare/ Dai mondi lontani. Cell: +39 390 etc etc

Fuori piove e il tempo passa, ce ne accorgeremo poi. Via XY, civico 320

Altri pezzi belli, entrambi cantati da Rachele, sono “La natura” (Non m’importa di cercare leggi di stabilità/Tolgo la sicura, seguo la natura, forse arriverà/Un tempo dove la diversità amore mio sarà/ L’unico modo per mostrare a tutti la felicità) e “Monumentale” che devo dirlo, mantiene la promessa inclusa nel nome, è bella solida (Giace qui ad libitum la tua imbecillità/ Quindi lascia perdere i programmi/ coi talenti, i palinsesti/ per piacere non andare a navigare sulla rete/ stringi forte chi ti vuole bene/ tra le tombe del monumentale/ trovi Dio, trovi Montale, ed un’opaca infinità) anche se la rima camposanti/rimpianti e cimiteri/pensieri no, per favore no, capisco il lavoro da marcetta mozartiana (che cari miei, avevate già utilizzato per “L’ultima notte felice del mondo”, ma facciamo finta di niente) ma no. 

Insomma, avessi smesso di ascoltare qui avrei detto, beh, i Baustelle un tempo cantavano di quanto è bello sfracassarsi contro un muro con una certa poesia (cos’era se non questo “Io e te nell’appartamento”) poi sono passati a quanto è bello sfracassarsi con stile, e infine al rendersi conto che sono stanchi e cresciutelli sia per lo stile che per la poesia, e cosa più importante, se possibile, si sono sfracassati e non è stato terribile come credevano. Avrei anche detto: dovrebbero smetterla di ascoltare De André mentre scrivono i testi e le musiche delle nuove canzoni che si sente tale e quale. E basta canzoni sugli ex, per pietà. Però non ho smesso di ascoltare qui, anzi, e mi sono trovata a metter gli ultimi vestiti nel trolley sull’ultima canzone dell’album, “Radioattività”. 

Dunque.

Dichiaro me stessa e questi ultimi mesi figli di questa canzone nata assieme a loro.

Bianconi, non è che non ti voglio bene, è che vorrei vederti felice. La foto che correda questo post ti è stata scattata alla Fiera del Libro di non so quale anno, tu portavi calzini arancioni, e uno che si mette calzini arancioni deve avere una qualche risorsa ottimistica, ne sono certa.

No, non puoi scrivere un altro libro. No, su questo non sono disposta a scendere a patti.


Radioattività

Piove
sugli orizzonti sfocati
sui nostri tempi deviati
gocce di pioggia di Londra
viste dal basso, dall’ombra
sembra che il mondo le implori
sembra non cessino più
sembra una fine

Neve
che imbobilizza i polmoni
che cristalizza pulsioni
neve del cielo di Mosca
non guarda in faccia nessuno
pare che il mondo l’adori
mondo che non prega più

Bisogna avere fede
navigare nello spazio siderale
presuppore l’aldilà
che siamo troppo avvezzi a stare male
a proteggerci dal sole
dalla radioattività

Giorni
in cui sembravi perduto
ed evocavi il passato
giorni che telefonavi
e mi lasciavi da sola
a brancolare nel buio
e dubitavi di me

Bisogna avere fede
navigare nello spazio siderale
superare l’aldilà
che siamo troppo avvezzi a stare male
a proteggerci dal sole
dalla radioattività

di stanchi simboli
di troppo tempo fa
oggi cambio pagina
chi vuole andare va

Bisogna avere fede
esplorare ogni spazio siderale
abolire l’aldilà
così ti stringo forte, grido amore
cerco il bene nell’orrore
e l’eterno nell’età.