Tagpioggia

“Meteorologica è l’unica, vera coscienza che noi abbiamo dello Stato”
diceva Magrelli, e mica aveva torto.

Un post necessario sulla difficoltà di mantenere propositi primaverili
se fuori diluvia

Okay, confesso: i miei buoni propositi per la primavera non erano altro che comprare un’armonica a bocca ed esercitarmi con le avversative (come insegna la buona Alanis) ma ammetto, ammetto di non aver tenuto nel giusto conto la scenografia.
Ho comprato golfini rosa fragola di filo da Mango e camicette a pois di organza bianca da H&M, capite.

Ho lasciato che l’estetista mi colorasse le unghie di verde acquamarina, per dire.
Mi sono lasciata andare, sì, ho ordinato Long Island come se fosse luglio e mancassero due settimane alle ferie (e lo sguardo di Gennaro il barista, ecco, solo adesso mi risulta comprensibile, diceva: ragazza, tu hai mai letto T.S. Eliot?) (Cioè, forse Gennaro diceva più qualcosa del tipo: ragazza, non abbiamo ancora messo a fare il ghiaccio in maniera seria in modo da annacquare tutti i cocktail del mondo e risparmiare sulla tequila, ma una citazione da T.S. Eliot non può mancare ad aprile)(e poi fa sempre scena pensare che io viva in Friends e che i baristi siano tizi onnicomprensivi che possiedono le chiavi del mondo e non solo quelle del bagno al cui specchio rifarsi il trucco dopo il secondo giro.)

Comunque. Io so di non essere sola. So che la fuori siete in tanti ad aver fatto un cambio di stagione che adesso sembra immorale. So che anche le farfalle nel vostro stomaco sono morte di freddo. Che anche voi vi sentite vicini ai protagonisti di “The day after” e sono qui per darvi il mio segno di pace: sì, c’è una buona possibilità che la versione più giusta e veritiera della poesia di Neruda concretamente applicabile alla nostra vita non sia “Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi” ma “Voglio fare con te ciò che la primavera fa con le persone che soffrono d’allergia”. Però c’è una buona notizia in tutto ciò: ce ne siamo accorti in tempo, io e voi. Possiamo ancora salvarci. Non faremo la fine di quella signorina che ho visto l’altra sera, roba che siccome il calendario diceva fine aprile, si era messa i sandaletti aperti (con le calze velate sotto, inorridite pure al mio tre) e appena ha cominciato a schizzicare sembrava stesse ballando la lambada a Piazza Miraglia. No, noi no. Noi resisteremo a questo buonumore indotto dal tempo e dal tempo disatteso, ricorderemo che la prima a prendere pali d’aprile è stata la Achmatova e se ha ce l’ha fatta lei, espulsa pure dall’Unione degli Scrittori Sovietici con l’accusa di disimpegno, anche noi possiamo, anzi, dobbiamo. 

Una volta ho letto da qualche parte che non c’è niente di più pericoloso che affondare il disincanto nel silenzio della primavera. La trovavo una cosa ragionevole. Ma, sarà il tempo fuori dalla finestra, mi pare troppo presto anche per affondarlo negli smoothies alla fragola mentre Rihanna canta cose tipo “Abbiamo trovato l’amore in un luogo dimenticato da Cristo”. Le uniche a vestire maniche corte di questo tempo sono le cafuncelle fuori dalle scuole: per quanto ridanciane e festanti, noi dovremmo seriamente cominciare a chiederci se siamo felici sul serio o il nostro è uno stato d’animo cui il meteo deve dare il permesso ( e se è così vi informo che per i prossimi giorni è prevista ancora pioggia)(l’ha detto Gennaro il barista) .

ps: dal selezionato gruppo d’ascolto di facebook mi si fa notare che manca una giusta menzione al problema capelli piastrati di fresco + pioggia primaverile, unione che vanifica ogni tentativo di assomigliare ad una donna posata e dalla morbida criniera, relegando la maggior parte delle esponenti del sesso femminile al ruolo mai dimenticato di Angelo Branduardi.